Dorian Cara

Nome: Dorian Cara
Età: 50
Dove vivo: Milano

1. In cosa consiste nel dettaglio il tuo lavoro? Da quanto tempo te ne occupi? Quali studi hai fatto? 

La mia attività si divide tra la ricerca storico-artistica e l’organizzazione di viaggi culturali, condotti attraverso una collana di viaggi tematici che ho creato ormai da circa 15 anni, appunto “i viaggi di Dorian Cara”. Il germe del viaggio è però più lontano nel tempo, evidentemente, e risale agli anni dell’università, quando per implementare e approfondire la mia conoscenza storico-artistica ho iniziato a girare l’Italia in maniera dettagliata e meticolosa. La laurea in lettere moderne, indirizzo critica d’arte, e la conseguente specializzazione in arte bizantina lo imponevano, direi piacevolmente e con maggior coscienza. Il girare per l’Italia – paese che ho quasi totalmente indagato nei suoi anditi più nascosti e sempre sorprendenti – è fondamentale per uno storico d’arte, non fosse altro per ricordarsi e di quanto questo Paese abbia creato e donato e di quanto sia il più bello e ricco del mondo.

2. Immagino che tu abbia viaggiato molto nella vita. Quali luoghi ti sono entrati maggiormente nel cuore e perché? 

I milioni di chilometri percorsi si sprecano, ma ciascuno di essi ha contribuito e inciso sulla mia vita, grazie alle esperienze connesse, soprattutto di bellezza, vero obiettivo ricercato da chiunque. Tra i luoghi meravigliosi che ho avuto la possibilità di visitare, metterei al primo posto l’Alaska. L’esperienza di circa un mese con gli orsi grizzly del parco del Katmai è stata illuminante per comprendere il valore della natura, la pochezza dell’uomo, la fragilità di chi siamo e di dove viviamo. L’Iran è paese magnifico, dove la millenaria cultura dell’accoglienza la si può respirare quotidianamente, insieme alla estrema pulizia dei luoghi, contro le demonizzazioni ahimè veicolate da una stampa approssimativa. Il Ladakh himalayano dell’India settentrionale insieme al Bhutan sono altri due luoghi magicamente cristallizzati in un passato puro, fatto dal luci e colori vivi, netti, carichi di energia, lassù tra le vette più estreme. Innegabilmente i paesaggi della Patagonia, dei deserti del Thar indiano o del Sahara, insieme ai grandi faraglioni della baia di Halong in Vietnam, gli skyline di Shanghai, Mosca, Istanbul, Hong Kong o Roma, sono tappe e dolci cicatrici visive che non possono che lasciare un segno indelebile di bellezza.

3. Se potessi entrare dentro ad un dipinto, in quale vorresti entrare e perché? 

Il Cristo Pantocratore dell’abside della Cattedrale di Monreale, vicino a Palermo, è certamente il dipinto di cui mi piacerebbe far parte. Il concetto del Creatore, raffigurato con una maestosa regale imponenza, è sinonimo di bellezza creata e soprattutto donata. Il poter donare e trasmettere bellezza è quello che mi prefiggo da sempre, sia nella scrittura e nella fotografia che nell’accompagnamento nei miei viaggi culturali. Evidentemente non sono, né desidero sostituirmi all’Altissimo, ma avendomi Egli dato la grazia di guardare le magnifiche creazioni che hanno fatto uomini e natura, cerco – umilmente – di mostrarle, spiegarle, dare loro un senso, attraverso i racconti nei miei viaggi. Quanto è bello essere guidati alla comprensione delle cose, con strumenti diversi e vari, per poterne cogliere le essenze e avere finalmente più chiaro la bellezza della realtà; sempre se la si vuole percepire e farsi abbracciare: proprio come è raffigurato a Monreale.

 

4. Quali sono i tuoi pittori preferiti? 

Mi affascinano quei pittori che sanno cogliere il realismo, in alcuni casi l’iper realismo, della realtà; quei pittori che colgono intensità, luce, atmosfere della vita, grazie a potenza del gesto, meticolosità dell’analisi introspettiva di persone, oggetti o momenti raffigurati. L’elenco degli artisti sarebbe lungo e lo spazio per la scrittura su di loro ingiusto, ma due in particolare amo profondamente: Antonello da Messina e il suo saper cogliere l’anima attraverso la luce degli occhi e la gestualità delicata e gentile dei ritratti; e Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, artista nato in Crimea, attivo durante la seconda metà dell’Ottocento, le cui opere dalle grandi dimensioni raccontano del potere della luce e dell’acqua, famoso per le sue tempeste e navi che naufragano, in cui riesce a rendere la trasparenza dell’acqua e dell’aria con una sublime quanto incredibile pennellata.

5. Quale è il periodo storico che maggiormente ti affascina? 

La mia specializzazione in arte bizantina e persiana è innegabilmente oltre che la passione di ricerca storico-artistica anche il punto di partenza per la creazione dei miei viaggi culturali. In circa 25 anni ho indagato quasi tutte le opere d’arte bizantine – anche per ricerche scientifiche – esistenti su un territorio che va dai capitelli della cattedrale di Coimbra in Portogallo fino ai monasteri armeni dell’Iran azero, dagli affreschi delle chiese dell’Anello d’Oro russo fino alle architetture copte dell’Etiopia centrale. Purtroppo, siccome l’arte bizantina non se la fila nessuno, nel tempo, a partire dall’Italia Meridionale, dai Balcani e dalla Grecia, che conservano le cose più belle e ricche, ho pensato di invitare le persone a vederle, conoscerle, apprezzarle. Ecco il germe iniziale della collana de “i viaggi di Dorian Cara”, cifra stilistica e contenutistica della mia attività. L’arte persiana, declinata tra Iran, Uzbekistan e Nord India è stata la naturale evoluzione, oltre che un mercato turistico interessato, anche per la ricca assonanza culturale connessa.

6. Cosa ti colpisce maggiormente delle persone che accompagni nei tuoi viaggi culturali? 

Gli aspetti che mi colpiscono maggiormente nelle persone che vengono con me sono soprattutto l’entusiasmo per il non conosciuto, per il desiderio della scoperta di cose che li potranno arricchire. Innegabilmente chi fa la scelta di un viaggio con me ha già bene in mente, senza neppure dirlo, che parteciperà ad un viaggio assolutamente confortevole, amicale e ricco di contenuti culturali, dovendo mettere da parte lettini, ombrelloni e statici relax. Nei miei viaggi, in cui generosamente insieme ai miei partner locali doniamo esperienze conoscitive, visive e culturali ampie, emerge sempre da parte dei clienti il desiderio di essere sorpresi, anche dalla semplicità delle esistenze e dei luoghi che si incontrano. Il tutto sempre condito – ma questo è il mio carattere – da una modalità amicale e attenta, mai esasperata, sulla logistica e benessere del viaggio stesso.

7. Come ti immagini tra 20 anni? 

Ovviamente con meno energie fisiche, dubito mentali, visto l’abbondante allenamento alla ricerca della conoscenza e al desiderio di bellezza. Non avendo mai abbandonato l’attività ricerca storico-artistica molto probabilmente proseguirò la mia attività in questo settore, magari facendo consulenza di viaggi e comunque cercando di contribuire a costruire nel migliore dei modi programmi di viaggi culturali. Il viaggio non si può mai fermare o tradire; siamo partiti sin dalla nascita e siamo obbligati a proseguirlo sempre, magari con strade o visioni diverse, ma mai interromperlo.

8. Quando è stata l’ultima volta in cui hai pensato “La vita è meravigliosa”? 

Ogni istante che la via sia meravigliosa. Un dono prezioso che si rinnova ogni istante e per questo bisogna viverla con estrema consapevolezza, coscienti che tutto è dono e che nulla debba andare sprecato, neppure un attimo. E la vita è ancora più meravigliosa nel momento in cui si condivide costantemente la bellezza che ci circonda, aiutandosi a riconoscerla, a viverla, a spalancare gli occhi su tutto anche su ciò che non comprendiamo o che genera dolore. Certamente c’è un disegno più grande, buono ed imperscrutabile che dà forza e valore a tutto questo.

9. Le 3 canzoni preferite? 

Pat Metheny Group – Letter From Home

Alt

Pino Daniele – Jesce juorno

Alt

il tema Amores Perros + Atacama di Gustavo Santaolalla del film Amores Perros di Alejandro González Iñárritu

Alt

Colonne sonore per qualsiasi viaggio dell’anima

10. Cosa ne pensi del posto in cui vivi? Hai mai pensato di cambiare e trasferirti altrove? 

Milano è la mia città e la amo tremendamente. Mi piace tutto di essa, anche se ogni tanto, al di là dei viaggi di lavoro, bisogna lasciarla per riossigenarsi e per sentirne la mancanza e ritornarvi. Il suo continuo fermento che ti coinvolge anche se sei nella stasi più totale è vitale e pulsante anima per chi sa riconoscerne il valore e le possibilità molteplici.

11. Quale è il viaggio peggiore che tu abbia mai fatto? 

Non direi peggiori. Magari difficili e stancanti, ma da qualsiasi viaggio se ne esce arricchiti di esperienze e visioni diverse.

12. Credi in Dio? 

Moltissimo. Non mi sarei mai innamorato della bellezza che Lui ha creato e non avrei dedicato l’esistenza a ricercarne le forze creative, dall’arte alla natura, dal pensiero degli uomini alla loro offerta all’umanità attraverso le opere più nobili; segno che il dono più grande fattoci, la vita, è ricambio di dono nell’offrirla agli altri con le proprie qualità.

13. Ho letto che ti sei occupato anche di progetti di valorizzazione e conservazione di beni culturali. Ci spieghi di cosa si tratta? 

Mi occupo di valorizzazione e conservazione di opere d’arte da quasi 30 anni, attraverso progetti di catalogazione di opere d’arte (18 anni con la Conferenza Episcopale Italiana nel censimento di beni tra Lombardia e Piemonte, Banca Unicredit, Fondazione Cariplo, SirBeC della Regione Lombardia, alcuni Comuni), ho fondato un’associazione culturale per la valorizzazione del Monastero di San Paolo d’Argon a Bergamo e curo dei progetti di valorizzazione territoriale in Sicilia, Calabria e Puglia. Inoltre ho curato diverse mostre d’arte e di fotografia, scrivendo alcuni cataloghi e libri d’arte. Insomma non mi faccio mancare nulla e la cosa mi diverte oltre che gratificarmi professionalmente.

14. Cosa pensi dei modelli estetici di oggi, in relazione con i canoni di un tempo? 

Mi sembra che siamo in un momento di smarrimento estetico, forse di regressione, dove però talvolta ci sono dei barlumi e dei bagliori di eccezionalità. L’omologazione imperante, la maleducata lettura iconografica dell’antico, gli stereotipi imposti dal mercato, l’assuefazione a monitor di tutte le dimensioni, indubbiamente non aiutano a spalancare gli sguardi e a raffinare i giudizi, questi ultimi ahimè in buona parte indotti. Ritrovo nella genuinità e orgoglio di alcuni popoli, in azioni e oggetti di estrema semplicità ancora qualche germe di speranza e recupero estetico, finalizzato evidentemente alla bellezza e alla sua conferma nella storia. Bisognerebbe leggere e viaggiare di più, come si faceva nel demonizzato e ai più sconosciuto medioevo, quando il mondo viaggiava moltissimo e con lucida coscienza.

15. Quale museo reputi assolutamente imperdibile?

Certamente tutti ! Ciascuno conserva porzioni della nostra storia imprescindibili per la conoscenza, l’estetica, l’importanza degli oggetti conservati. Personalmente penso che, tra i migliaia di musei presenti nel mondo, gli Uffizi sia una meta totalizzante per ricchezza e bellezza, ma ritengo anche limitante pensarne uno su tanti.

16. Quale è stata la tua più grande soddisfazione sul lavoro? 

Ogni volta che i clienti mi dicono che sono stati contenti del viaggio proposto e che verso la fine del tour iniziano ad informarsi sulle mie future proposte. In quel momento mi ride il cuore e mi stimolo nuovamente a fare di più e meglio, non fosse altro per rivedere i miei clienti felici dell’esperienza organizzatagli e fatta.

17. Quale messaggio dobbiamo assolutamente imparare dal passato? 

Penso che il messaggio più importante che il passato ci voglia costantemente trasmettere è quello di non considerarlo mai perduto e la memoria di esso ne è testimonianza quotidiana di cui farne tesoro. Bisogna guardare il passato sempre al fine di vivere degnamente e intensamente il presente; “del futuro non v’è certezza” (Lorenzo de’ Medici) ma certamente con il bagaglio del passato lo si può affrontare, forse, più serenamente.

18. Sei Ottimista o Pessimista? 

Ho sentito dire questa frase un giorno da una conoscente: il pessimista è un ottimista che si è informato. In realtà però non ci credo assolutamente; sarebbe troppo riduttivo per se stessi e per ciò che ci circonda. Sono profondamente ottimista, e la cosa si sposa perfettamente anche col mio credo religioso. Ogni cosa è segno della Provvidenza e non può non essere che per noi; bisogna spalancare gli occhi interpretarla e farla propria.

19. Se potessi parlare per un’ora con una persona(chiunque, vivo o morto che sia) chi sceglieresti? E cosa gli chiederesti? 

Indubbiamente mio padre, che ancora è vivo e 92enne, è da sempre ispirazione della mia passione professionale per la bellezza veicolata dalla serietà e attenzione amorevole. Anche lui critico d’arte e letterario mi ha insegnato tanto e non manca ogni giorno, benchè le forze siano sempre più labili, ad incoraggiarmi e in fondo a incoraggiare se stesso con delicata tenerezza e ostinata vocazione.

20. La figura più importante dello scorso secolo, secondo te? 

Difficile dirlo. Certamente molte. Figure buone e cattive. C’è l’imbarazzo della scelta, ma tra tutte forse sceglierei papa Giovanni Paolo II, rivoluzionario deciso che ha scardinato muri chiedendo all’uomo di aprirsi e soprattutto di non aver paura. La paura oggi uccide tutto e tutti e soprattutto non fa aprire le menti e incontrare la gente.

21. Se ti guardi attentamente allo specchio oggi chi vedi? 

Vedo un uomo che ha l’età giusta per non doversi sentire giudicato per quello che fa o pensa, felice e gratificato dell’attività che conduce, desideroso di proseguire e sempre migliorarsi, innamorato della realtà e desideroso di farsi abbracciare da essa contribuendo a condividerne la bellezza e l’intesa verità. I difetti ci sono e certamente col tempo aumenteranno, ma nel cuore c’è sempre l’altro.

22. Cosa ne pensi dell’Unione Europea? 

Gran bella comodità l’Unione Europea, soprattutto dal punto di vista economico e della libertà di muoversi. Forse però per noi italiani, che siamo oberati di leggi e obblighi da sempre, un altro ente che ne impone delle altre ci porta ad essere insofferenti, ma questo è un problema nostro che soffriamo per la regola. Penso che al di là della utilità economica per la quale molti paesi hanno aderito, manchi una linea comune di progresso, una convinta quanto corale e coraggiosa determinazione a confermare cosa sia l’Europa. E su questo il mondo, ricco e povero, ci gioca.

23. Dagli ultimi dati registrati, pare che il turismo in Italia sia in calo, nonostante il nostro paese non sia culturalmente e paesaggisticamente da meno a nessun altro. Perché? Cosa fare perché l’Italia torni ad essere il bel paese? 

Fortunatamente rimaniamo ancora nella top ten. Non è consolante, visto che eravamo nella top five, ma meglio rimanere sempre ottimisti. Finchè rimarremo con prezzi alti e servizi non adeguati il nostro destino sarà irrimediabilmente il declassamento. Purtroppo all’estero si conoscono solo quelle 10-15 mete più famose del nostro paese e circa il 70-80 % delle bellezze culturali e naturali non sono promosse adeguatamente e se lo sono vengono ridotte a stand in fiere internazionali e a siti web da scoprire. Penso che manchi una politica di investimento massiccio all’estero sulla eterogeneità e ricchezza della nostra offerta in favore di quei must stereotipati e riconosciuti dai più. Anche i viaggi di nicchia che propongo a clientela italiana con mete meno conosciute del nostro paese trovano sparuti partecipanti, stupiti della ricchezza sommersa che abbiamo in questo Paese e la cosa mi fa soffrire, perché mi chiedo cosa fa la gente in giro per il mondo e non sa delle perle di casa propria. Avrei centinaia di esempi che possono mettere in luce il problema italiano del turismo, ma sviscerarli tutti sarebbe frustrante e penso inutile: ennesimo lamento italico e ce ne sono già fin troppi.

24. Come appassionare le nuove generazioni all’arte e alla cultura? 

Bisogna coinvolgere la gente giovane ad innamorarsi della propria terra e far sì che essa diventi volano imprenditoriale generando redditività. Lo si può fare solo lavorando sodo, studiando molto e trasformarsi in accattivanti promotori della propria bellezza. Leggi e agevolazioni fiscali si trovano per iniziare, poi rimboccandosi le maniche si può costruire molto, senza dover fuggire. Bisogna peraltro dire che, se si pensa di diventare ricchi con arte e cultura, la strada è certamente sbagliata e che la ricchezza deriverà da altro e non per forza quella che il mondo ti impone di desiderare.

25. Un frase o citazione che ti rappresenti? 

Siciliana: “qu nasci tundu non poti moriri quadratu”. Chi sei, lo sarai e nulla e nessuno ti dovrebbe cambiare, anche perché dove è scritto che sia meglio.

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Franco Priore
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Franco Priore

Conoscerti per conoscere.
La lettura scorre piacevolmente, mi sono ritrovato all’ultimo capoverso senza accorgermene.
Gli spunti sono tanti e tutti orientano all’amore e al culto della bellezza… Complimenti
Franco Priore