1. Parlaci del tuo lavoro. Quando hai capito di voler fare il fotografo? Cosa ti piace del tuo lavoro?
Sono emiliano e nel 2012 abbiamo avuto un terremoto che ha colpito tutti nel profondo. È stato lì che la fotografia mi ha salvato per la prima volta, aiutandomi a gestire lo stress e da lì non ho più smesso.
Oggi, in questo momento folle del mondo, mi fa ancora lo stesso effetto calmante. Scattare mi fa stare tranquillo.
Della fotografia mi piace l’immediatezza comunicativa e la testimonianza che dà del tempo.  Ha dato un volto alla storia.

2. La tua più grande soddisfazione sul lavoro?
Ad oggi, riuscire a mantenere la mia famiglia facendo quello che voglio, non mi era mai capitato prima di avere questa libertà.

3. Ho visto le tue photo “skin to skin”. Ci puoi parlare di questo progetto?
Fotografi un momento molto intenso e delicato. Come si svolge e che emozioni ti trasmette?
Fotografo storie di famiglia, dalla sala parto all’altare, in questi due estremi trovo il massimo del piacere nel mio lavoro.
Ho realizzato il mio primo reportage di sala parto il 14 febbraio 2019, il più bel S.Valentino della mia vita. Al contrario dei matrimonio però, il servizio fotografico in sala parto è poco compreso credo, soprattutto dalle coppie che stanno per avere il primo figlio.
Mi sono reso conto invece che quasi sempre, le mamme alla seconda gravidanza accolgono con molto entusiasmo questo tipo di racconto.
Ho deciso quindi, in via promozionale per tutto il 2020, di offrire gli scatti del “pelle a pelle” ai nuovi nati dell’ospedale della mia città.
In quel momento, dopo che il bambino è nato, la famiglia rimane sola in sala parto per circa due ore. È un momento sacro e io faccio della discrezione uno dei miei valori fondamentali, quindi il servizio dura giusto una decina di minuti al massimo, ma quegli scatti rimarranno per sempre impressi nella loro storia di famiglia. Per me è emozionante, ho due figlie e credo che ognuno di noi dovrebbe assistere al parto per comprendere meglio il valore di essere nati.

4. Il tuo fotografo preferito?
Non saprei dirtene meno di una decina, ma posso dire che in casa ho appese al muro due fotografie i cui autori sento fondamentali: Eugene Smith e Gianni Berengo Gardin.

5. Uno scatto secondo te memorabile che avresti voluto fare tu?
Direi proprio queste due foto che campeggiano nella mio studio:
“Il vaporetto” di Gardin e “ the walk to paradise garden” di Smith

6. Tu hai due figlie? Cosa vedi di te in loro?
Si, ne ho due, Nina (12 anni) e Noa (quasi 2), simili e diversissime tra loro.
Sono sensibili e testarde, propense al riso e alla gioia. Direi che la curiosità sia la cosa più spiccata che penso di aver trasmesso, oltre l’appetito…

7. Come affronti questo periodo di “reclusione”? Riesci a trarre qualche messaggio positivo o insegnamento per il futuro?
Credo che questo periodo sia una occasione irripetibile per fare i conti con se stessi, con il proprio presente. Per certi versi mi ha colpito così anche il 2012, dopo i terremoti che han scosso l’Emilia e, di conseguenza, tutti gli emiliani.
La differenza tra allora e oggi è che adesso sono dove voglio essere, e per quanto sia incerto il prossimo futuro, so cosa devo fare.

8. Le tue 3 canzoni preferite?
“Soldier, poet, king” dei the Oh, Hellos

Alt

“Ricordami” dalla colonna sonora di Coco

Alt

“First breathe after coma” degli Explosion in the sky

Alt

le ho scritte adesso senza pensarci troppo, ma direi che mi rappresentino bene ad oggi.

9. Se ora ti guardo attorno, quale oggetto richiama la tua attenzione?
La mia tazza da caffè, sono un consumatore seriale di bevande calde, caffè in primis.

10. L’ultima volta in cui hai provato un’emozione forte?
La nascita di Noa , mia figlia .. ma anche i parti a cui ho assistito sono stati molto forti.

11. Andando più sul tecnico, con quali strumenti ti piace lavorare? Quale macchina fotografica utilizzi?
Ho sempre usato canon, ad oggi ho una 5dIV e una 5dIII come secondo corpo per i matrimoni, con un buon parco di ottiche fisse, anche se uso quasi sempre il 35 mm.

12. Cosa ne pensi dei social media?
Sono parte della nostra vita in modo troppo radicato e mi spaventa per certi versi. “L’algoritmo” è il nuovo padrone di ciò che vediamo sullo schermo, al punto che senza di esso sarebbe difficile immaginare come affronteremmo un periodo come questo.
In ogni caso sono fondamentali nel mio lavoro, non sarei qui a scrivere queste righe senza.

13. In un epoca in cui si è tutti un po’ fotografi (solo guardando un po’ Instagram ti rendi conto della quantità di persone che sanno fare belle foto), cosa distingue un fotografo amatoriale da un professionista? Ti piace o ti dà fastidio il fatto che ora tutti facciano così tante foto?
Non saprei, è un cane che si morde la coda. Le fotografie oggi sono dei “contenuti” e chiunque scatti e divulghi diventa un “content creator”… essere fotografo oggi è una cosa diversa dal passato proprio perchè strettamente connessa alla diffusione sul social. In questo senso, penso che il fotografo professionista sia quello che con la fotografia ci si mantiene, ma questo non vuol dire che si scatti meglio.
Di sicuro è un mestiere in continua evoluzione.

14. Photoritocco si o no? Quanta postproduzione c’è nel tuo lavoro?
Ad oggi la post produzione e il fotoritocco sono parte integrante e imprescindibile del flusso di lavoro.

15. Cosa ti fa maggiormente arrabbiare nella vita?
Il non detto, il non affrontato, il non risolto.

16. In fotografia per te è più importante la tecnica o l’occhio e le sensazioni? Si possono fare belle photo senza tecnica?
A me importa che nelle mie foto passi il mio modo di vedere, per arrivare a questo so che non smetterò mai di studiare e sperimentare. Avessi avuto la stessa forza di volontà a scuola le cose sarebbero andate diversamente credo.

17. Un libro che consigli?
Tutto il reparto fotografia di qualsiasi biblioteca. Li trovi tutto, dalle basi alle indicazioni su quale sia la tua strada da fotografo.

18. Un luogo che hai nel cuore?
La montagna, il sentiero, direi… io e la mia compagna siamo camminatori, facciamo fatica a star fermi. Come tradizione amiamo percorrere i portici che dal centro di Bologna portano a San Luca ogni primo dell’anno, ed ogni volta che abbiamo bisogno di respirare. Si direi che San Luca sia un posto che portiamo nel cuore.

19. Quale pensi che sarà la prima cosa che farai appena potremo uscire di casa liberamente?
Sicuramente andrò a fotografare Zoe, l’ultima bambina fotografata il giorno in cui hanno dichiarato la quarantena, la prima bimba di quest’anno che ho visto nascere. Spero non passi troppo tempo, ma sarà interessante percepirlo nella sua crescita.

20. Sogno nel cassetto?
Sogno e son desto, ho già tutto quello che mi serve per essere felice.

Portfolio Wedding
www.mattiamedici.com
Portfolio Storie di Famiglia, dalla sala parto all’altare
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Profilo Anfm
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